MONOLOGO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

MONOLOGO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Questo monologo è stato scritto da Carmela Deo, una studentessa del Liceo Scientifico di Buccino ed è stato recitato in occasione di un'assemblea d'Istituto che si è tenuta il 30 novembre 2017 per la quale le sono state invitate le associate di FEDRA: in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, gli studenti hanno voluto che il tema oggetto dell'incontro fosse la violenza di genere

"Viviamo in un mondo in cui si dà per scontato che ciò che conosciamo sia abbastanza, che non ci siano più scoperte da fare, che non ci sia più nulla da conoscere, che tutto ciò che possiamo fare con un click, o con una semplice ricerca digitale, possa soddisfare la nostra conoscenza, i nostri desideri. Si sostiene che un viaggio sia già compiuto nel momento in cui conosciamo tutte le città di quella zona, perché abbiamo fatto una ricerca accurata su Wikipedia, perché conosciamo quelle culture, perciò non ci si sforza più, non si pensa più alla mentalità di quel popolo, a cosa c'è dietro quelle culture, quelle tradizioni.

I mass-media diffondono l'informazione e noi la recepiamo, passivamente, e questo ci basta, anzi a stento ci tocca lo scandalo del momento.

Non dimentichiamoci della maggioranza di persone che recepisce l'informazione indirettamente, "per sentito dire", non si avverte dunque neanche il desiderio di informarsi.

"Stupri a Roma, a Milano, a Firenze, 11 stupri al giorno, ignoto il numero di quelli non denunciati" sono queste le frasi che giornalmente sentiamo, ogni giorno vittime diverse, fasce di età diverse e noi ogni giorno rispondiamo con espressioni di cortesia: "mi dispiace", "poverina" e questo nel migliore dei casi, ma cosa si potrebbe realmente fare? Semplice: aprire gli occhi e non dare nulla per scontato... le mie parole, tutte quelle che si spenderanno in merito a questo problema, saranno sempre e solamente parole, se non lasciamo che si verifichi un processo di sensibilizzazione dell'individuo, e poi della massa.

Alle nostre spalle abbiamo una storia fitta di rivoluzioni e proteste, ci sono donne che hanno lottato, e fatto fronte per diritti, che, nel peggiore dei casi, oltre ad essere fraintesi e dati per scontati, si dissolvono tra le conversazioni frivole in cui spesso ci inoltriamo. Commenti offensivi sull'abbigliamento della ragazza incontrata per caso la scorsa sera, tesi a favore delle violenze che le ragazze subiscono, l'obbligo morale, a cui devono far appello le donne, nel relazionarsi con un uomo.

Questo problema, come tutti gli altri, è diventato un fenomeno, come quelli a cui normalmente assistiamo in natura, come un terremoto, che si può prevenire, ma non prevedere.

Dunque, la domanda è: vogliamo che anche le nostre azioni giornaliere, che di umano non hanno nulla, fomentino il fenomeno, anziché frenarlo?

Oriana Fallaci dice che "chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince" e questo sarà possibile, solo quando l'amor proprio sarà anteposto a stupide ed insane convezioni; solo amandosi, e diffondendo valori inalienabili, come il rispetto, è possibile concedersi alla possibilità di condividere la propria vita, o momenti di questa, con qualcuno.

Se faremo questo non otterremo al 100% il successo desiderato nei rapporti, né vi è la certezza che ci aspetti una vita ultraterrena, che ci allontani, senza troppa fatica, dal male banale di questa terrena: qualsiasi buona azione non è necessariamente ricompensata, e non necessariamente deve essere ricompensata... si tratta di virtù, una virtù che essa stessa è la felicità.

Possiamo fermare questo fenomeno, non aspettandoci nulla in cambio, e possiamo farlo cominciando con le piccole, ma significative azioni: ripetere ad un'amica di amarsi, che il rispetto è la prima forma di amore che apprendiamo da bambini, intervenire in situazioni, in cui riteniamo che il ragazzo stia ledendo la libertà, o la dignità di una ragazza, sono i primi passi verso il cambiamento.

Deresponsabilizzare e denunciare sono rispettivamente, la seconda e terza cosa da fare: le ragazze non devono, assolutamente, riconoscere la loro colpevolezza, né parziale né integrale, nella violenza subita e devono anzi, rispondere con la denuncia. Agire secondo omertà è invece, il primo passo verso il regresso sociale, ma anche umano.

Carmela Deo"

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