VIOLENZE DOMESTICHE - La CEDU condanna l'Italia per errori e passivita'

VIOLENZE DOMESTICHE - La CEDU condanna l'Italia per errori e passivita'

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per violazione dell'art. 2 della Convenzione che garantisce il diritto alla vita. La sentenza e' stata depositata il 7 aprile 2022 (ricorso n.10929/2019) e mediante cui i giudici di Strasburgo hanno di nuovo evidenziato le inefficienze del sistema italiano che, malgrado l'esistenza di strumenti normativi adeguati, non e' riuscito ad assicurare una protezione effettiva della ricorrente sia verso di lei che verso i suoi figli. La donna aveva denunciato all'autorita' giudiziaria atti di violenza da parte del proprio compagno ed era partito il procedimento penale ma dalla procura non era stata adottata alcuna misura di protezione sicche' l'ultima aggressione, oltre al grave ferimento della madre, aveva determinato la morte del bambino. L'uomo era stato condannato a 20 anni di reclusione.

Con il ricorso la donna chiedeva il risarcimento del danno non patrimoniale.

La Corte innanzitutto ha rigettato l'eccezione del Governo italiano secondo cui la donna si sarebbe dovuta rivolgere ai giudici nazionali per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale, poi nel merito ha stabilito che la giustizi italiano non aveva fornito una risposta immediata alle accuse di violenza domestica in quanto non aveva indagato sull'esistenza di rischio per l'incolumita'  della donna e dei bambini adottando le misure di protezione necessarie.

Il pericolo di reiterazione delle condotte e l'escalation della violenza avrebbero infatti dovuto indurre la procura ad emettere un provvedimento di protezione tra cui la collocazione in un centro antiviolenza della donna e dei suoi figli.

Nulla e' stato fatto pertanto la Corte ha condannato l'Italia a versare un indennizzo di 32.000 euro alla donna per violazione dell'art.2 della Convenzione Europea dei Diritti Umani.

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